Oggi è un giorno triste per il mondo del cinema italiano. Il 4 giugno del 1994 (mille novecento novanta quattro), Massimo Troisi ci ha lasciati senza il suo grande talento. Il famoso artista aveva solo 41 (quarantuno) anni quando i suoi problemi di cuore sono diventati troppo grandi e lo hanno portato alla morte. Tutti gli italiani conservano un bellissimo ricordo di quest’uomo indimenticabile e della sua straordinaria simpatia.
Massimo ha fatto ridere tutti noi con i suoi personaggi. Il suo modo di parlare, il suo modo di recitare, di ridere e scherzare metteva allegria. Le sue opere sono piene di umorismo ma, quasi sempre, anche di una piccola vena di malinconia, forse perché conosceva già il suo destino sfortunato. Era malato di cuore da quando era bambino e durante la sua vita era stato operato almeno due volte per migliorare la sua condizione.
Massimo era nato a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, nel 1953 (mille novecento cinquantatré) in una normale famiglia napoletana. Era in realtà una persona molto timida e, molto giovane, ha iniziato a recitare e ad amare il palcoscenico insieme a un gruppo di ragazzi della sua città.
I primi successi della sua carriera sono arrivati insieme a due cari amici, Lello Arena ed Enzo de Caro. Il nome del trio era “la Smorfia” e alla fine degli anni ’70 (settanta) sono diventati molto popolari grazie alla televisione. I loro divertenti sketch comici sono
ancora oggi un cult nella cultura popolare italiana. Il talento di Massimo era già evidente e, molto presto, sono arrivate le proposte per lavorare nel cinema.
Nel 1981 (mille novecento ottantuno) ha iniziato la sua bellissima carriera cinematografica con il film “Ricomincio da tre”. Nel 1984 (mille novecento ottanta quattro) il suo genio si unisce a quello di un altro grande italiano del cinema , Roberto Benigni. I due erano amici da molto tempo e la loro incredibile collaborazione ha fatto nascere uno dei film più amati dagli italiani, “Non ci resta che piangere”.
Il pubblico è impazzito per questa coppia incredibile. Il film è stato un grandissimo successo e ancora oggi è considerato un capolavoro di comicità. In molte interviste i due attori hanno raccontato di aver girato le scene più divertenti senza seguire un copione preciso.
Negli anni successivi la carriera di Massimo è stata sempre ad altissimi livelli e ha collaborato con tutti i più grandi artisti italiani come Ettore Scola, Marcello Mastroianni, e tanti altri.
Nel 1993 (mille novecento novantatré) i problemi di cuore hanno costretto Massimo a una nuova operazione negli Stati Uniti. La sua situazione purtroppo non è migliorata come sperava e i medici hanno consigliato un trapianto di cuore. La sua condizione di salute era ormai difficile e lui, forse, aveva già capito il suo destino. Consapevole del poco tempo che gli restava ha deciso di mettere “anema e core” nell’ opera più bella e famosa della sua carriera, per lasciare un capolavoro in eredità a tutto il suo pubblico. Il suo ultimo sforzo ha prodotto uno delle pellicole più belle della storia del cinema italiano : “Il Postino”.
Il film è ispirato al libro di Antonio Skàrmeta “Il postino di Neruda”. E’ la storia dell’amicizia nata tra il famoso poeta sudamericano e il suo postino, durante il suo esilio in Italia. Troisi ha amato molto quest’opera e ha combattuto fino alla fine per farla diventare un successo del cinema con Philip Noiret al suo fianco nella parte di Neruda.
Nel film è possibile leggere sul viso dell’artista la fatica e la difficile situazione di salute. Quest’opera ha aggravato i problemi di cuore di Massimo, è stato un grande sacrificio, uno sforzo commovente per un ultimo regalo al suo grande pubblico. Il risultato è stato eccezionale. Il Postino è un film comico, tragico, poetico, indimenticabile. Massimo è morto, mentre dormiva, poche ore dopo la fine delle riprese e non ha mai potuto vedere la sua opera completa in un cinema. Il film ha ottenuto un successo incredibile in Italia e nel mondo ed è stato candidato a cinque Oscar, purtroppo ha vinto solo quello per la migliore colonna sonora.
Quando era vivo molti critici non hanno amato il suo linguaggio, il suo uso del dialetto e quel suo modo molto semplice di comunicare. Massimo ha sempre continuato con orgoglio a restare un Napoletano vicino alla cultura popolare in cui era nato. In dialetto napoletano ha scritto anche “O ssaje comme fa ‘o core”, una poesia trasformata in canzone dal suo amico Pino Daniele. Il dialetto di Massimo era una lingua universale, una lingua fatta di emozioni che tutti potevano capire.
Massimo, come Totò , Eduardo e altri grandi artisti, è diventato nella cultura italiana un simbolo, un artista che da figlio umile della sua città è stato capace di mostrare quella Napoli magica che tutti amiamo, la Napoli migliore, la Napoli della fantasia e della gioia, capace di far sognare l’Italia e tutto il mondo.
Ci manchi molto Massimo!