“ È una lingua molto, molto ben fatta. Dal punto di vista linguistico, segue davvero criteri ammirevoli di economia ed efficienza. In secondo luogo, tutti i movimenti per le lingue internazionali hanno fallito, ma non quello per l’Esperanto, che ancora oggi riunisce una moltitudine di persone in tutto il mondo, perché dietro all’Esperanto vi è un’idea, un ideale. Voglio dire che Zamenhof non ha solo costruito un oggetto linguistico: dietro a questo vi era un’idea di fratellanza, un’idea pacifista, e la forza di questo ideale – per il quale l’Esperanto è stato anche perseguitati sotto il nazismo e lo stalinismo – riunisce ancora la comunità degli esperantisti. Non si può dire che abbia fallito. ”
– Umberto Eco –
Il 26 (ventisei) luglio dell’anno 1887 (mille ottocento ottanta sette) nasce ufficialmente l’Esperanto. Si tratta di una nuova lingua artificiale concepita e sviluppata da Ludovico Lazzaro Zamenhof, un oculista polacco con la passione per le lingue e con il sogno di favorire il dialogo tra le nazioni grazie all’uso di un nuovo linguaggio universale, per avvicinare i popoli e per garantire la pace nel mondo.
Zamenhof lavora per ben 15 (quindici) anni a questo suo ambizioso progetto. Tra il 1872 (mille ottocento settanta due) e il 1887 (mille ottocento ottanta sette) il medico riesce a mettere insieme un vocabolario complesso e una grammatica adeguata che gli permettono di realizzare il suo obiettivo. Con la pubblicazione del suo “Primo libro” (Unua libro) il linguista presenta al mondo la sua nuova lingua con il nome di Lingvo internacia. Il nome Esperanto significa “colui che spera”, ma nasce più tardi ispirato dallo pseudonimo “Dottor Sperante” (“Doktoro Esperanto”), usato da Zamenhof per la pubblicazione dei suoi primi lavori.
Il linguista polacco era convinto che la difficoltà di dialogo, causata dalle differenze linguistiche, era la ragione principale alla base della violenza che spesso insanguinava la storia dell’umanità. Le incomprensioni tra persone e popoli di lingue diverse erano per Zamenhof tra le cause principali della maggior parte dei conflitti. Il suo Esperanto rappresentava la possibilità di usare una seconda lingua universale per permettere alle nazioni del mondo di dialogare in modo semplice e, nel rispetto della varietà linguistica, garantire la sopravvivenza di tutte le lingue minori.
Un’altra idea importante, alla base del nuovo idioma, era infatti la protezione dei linguaggi meno diffusi che rischiavano di scomparire schiacciati dal peso politico ed economico delle nazioni più importanti del pianeta. L’Esperanto era infatti una lingua universale, non apparteneva a nessuno stato e per questa ragione era politicamente ed economicamente neutrale. Questo importante aspetto della Lingvo Internacia, insieme alla sua estrema semplicità, era la garanzia di un livello di democrazia linguistica molto avanzato.
La nuova lingua di Zamenhof ottiene subito un discreto successo soprattutto nei paesi dell’Europa Orientale e ben presto si diffonde e raggiunge molte comunità di studiosi in diverse zone del mondo. All’inizio l’Esperanto è una lingua prevalentemente scritta e i suoi appassionati lo usano principalmente per scambi epistolari o per scrivere articoli su riviste specializzate come “L’esperantista”. In questa fase sono rare le occasioni in cui le persone usano la lingua per parlare. La diffusione dell’idioma cresce e conquista seguaci. In Francia, nel 1905 (mille novecento cinque), sono attive ben 27 (ventisette) riviste scritte in Esperanto.
Sempre nel 1905 (mille novecento cinque) arriva la consacrazione internazionale della lingua con il primo congresso mondiale, proprio in Francia, a Boulogne-sur-Mer. A questo evento partecipano 688 (seicento ottantotto) esperantisti da diversi paesi del mondo. In questa occasione Zamenhof rinuncia pubblicamente a guidare il movimento ma propone una mozione in cui sono presenti i suoi cinque principi fondamentali. La proposta del medico polacco riceve l’approvazione del primo congresso e passa alla storia come Dichiarazione di Boulogne.
Il quarto articolo di questo documento è noto come “Fondamento dell’Esperanto” (“Fundamento de Esperanto”) e rappresenta il suo nucleo di regole fondamentali. Il “Fundamento” è scritto in diverse lingue ed è diviso in quattro parti: la prefazione, la grammatica, alcuni esercizi e un dizionario. Il congresso stabilisce che il nuovo idioma è aperto a un’evoluzione sia lessicale che grammaticale, ma ogni cambiamento deve rispettare i principi del “Fondamento dell’Esperanto”, unico elemento invariabile della lingua.
Zamenhof era un linguista appassionato e per stabilire la grammatica del suo nuovo linguaggio ha usato come modello proprio alcuni idiomi di sua conoscenza, in modo da fissare regole semplici e allo stesso tempo adatte a garantire un’eloquenza simile a quella di una lingua naturale. Grazie alle sue ottime capacità espressive, infatti, gli esperantisti hanno realizzato una notevole produzione artistica nella poesia, nella prosa, nel teatro e anche nella musica. Per la gioia di ogni studente, inoltre, la grammatica dell’Esperanto non prevede eccezioni. Il medico polacco ha infine selezionato il ricco vocabolario principalmente tra vocaboli della lingua latina, delle lingue romanze, di quelle germaniche e slave.
Secondo le ricerche di molti esperti l’Esperanto è realmente molto facile da imparare anche in età adulta e come autodidatti. È possibile ottenere una buona conoscenza della lingua in meno di sei mesi mentre sono necessari anni per raggiungere lo stesso livello nello studio di un’altro linguaggio. La conoscenza dell’idioma di Zamenhof è inoltre di grande aiuto nell’apprendimento di un’altra lingua. Per questa ragione alcuni metodi di insegnamento considerano l’Esperanto come base preparatoria per affrontare meglio gli studi linguistici.
Esistono esperantisti in ben 120 (centoventi) paesi nel mondo e circa 1,6 (uno virgola sei) milioni di persone parlano la lingua a un livello adeguato a sostenere una conversazione complessa e articolata. Ogni anno, in città diverse, si tiene il Congresso universale di Esperanto con la partecipazione di circa 2000 (duemila) esperti di origini diverse. Anche in Italia la “Federazione esperantista italiana” organizza diversi eventi, come il “Congresso di esperanto in Italia”, in cui gli appassionati hanno l’occasione di incontrarsi e utilizzare la lingua.
Il numero di esperantisti è in aumento con l’aiuto di queste associazioni e grazie alle infinite possibilità di incontro e scambio che oggi Internet mette a disposizione di tutti. Il popolo degli appassionati cresce al punto che importanti applicazioni, dedicate allo studio delle lingue, offrono ora la possibilità di studiare l’Esperanto come altri importanti linguaggi naturali.
In più di un secolo la nuova lingua ha ottenuto molti riconoscimenti internazionali ma la sua vita è stata caratterizzata da periodi di vivace entusiasmo e da momenti di scarso interesse. In molte occasioni alcune organizzazioni internazionali hanno provato a proporre questa nuova lingua come punto di riferimento per la diplomazia internazionale, per esempio nel Parlamento Europeo, ma questo non è mai accaduto. In alcune epoche l’Esperanto è stato visto persino in modo negativo e in alcune nazioni è stato considerato addirittura pericoloso, al punto di vietare il suo studio.
In Italia gli ideali di Zamenhof e della sua lingua sono stati abbracciati completamente dall’ingegner Giorgio Rosa, durante la realizzazione del suo utopico e romantico progetto della “Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose”, nata al largo delle coste italiane, su una piattaforma artificiale tanto quanto il suo idioma. L’Isola delle Rose è stato uno dei pochi luoghi al mondo in cui questo linguaggio è stato elevato al rango di lingua ufficiale di una nazione, seppure di vita breve e senza riconoscimenti internazionali ufficiali.
Nel 1996 (mille novecento novanta sei) il Congresso Universale dell’Esperanto ha prodotto il Manifesto di Praga indirizzato a tutti i governi del mondo. In questo documento il movimento ribadisce gli ideali esperantisti e invita tutte le nazioni ad aderire ai sette principi fondamentali del manifesto, per garantire pari diritti a tutti i popoli e alle loro lingue.
Per il momento l’Esperanto non è riuscito ad imporsi come lingua ufficiale ma speriamo che prima o poi il sogno di Zamenhof si realizzi e sia possibile un mondo con meno barriere linguistiche e più dialogo, con più rispetto fra culture diverse e più collaborazione tra nazioni in modo da raggiungere finalmente gli ideali di pace, democrazia e fratellanza fra i popoli.
Tanti auguri Esperanto!
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