“Amare è essere impegnati, è lavorare, è avere interessi, è creare.”
“Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento.”
“Sul set comandavo io.”
Arcangela Felice Assunta o, semplicemente, Lina Wertmüller è una delle più importanti e amate artiste italiane, popolarissima sia in Italia che fuori dal BelPaese. Regista, sceneggiatrice e scrittrice famosissima, Lina è tutto questo ma è soprattutto una delle grandi icone culturali del nostro paese e anche un importante simbolo di emancipazione femminile per le donne italiane, capace di competere alla pari nel cinema e nel teatro spesso dominati dagli uomini.
Lina è nata il 14 agosto del 1928 (mille novecento ventotto) a Roma. La madre era romana mentre la famiglia del padre era di origini straniere e i suoi antenati facevano parte dell’aristocrazia svizzera. Quando aveva solo diciassette anni è entrata nell’Accademia teatrale a Roma dove ha studiato sotto la direzione di Pietro Sharoff, un regista russo allievo del famoso Stanislavskij.
La Wertmüller muove i primi passi della sua carriera in molti ambienti diversi. Inizia come regista di alcuni spettacoli del Teatro dei burattini di Maria Signorelli ma comincia presto a collaborare anche con famosi registi teatrali come Garinei e Giovannini. Nel periodo iniziale della sua carriera la Wertmüller ha lavorato anche in radio e televisione. E’ stata, infatti, autrice e regista della prima edizione del famoso programma musicale Canzonissima e del Giornalino di Gian Burrasca con Rita Pavone, un popolare sceneggiato della RAI molto amato dal pubblico più giovane.
La sua carriera nel cinema inizia come segretaria di edizione nel film “…. e Napoli Canta” del 1953 (mille novecento cinquantatré). Dopo pochi anni e grazie alle sue grandi capacità comincia a collaborare con i grandi del cinema e del teatro italiano, da cui sicuramente ha anche imparato molto come artista. Lina lavora infatti come aiuto regista di Federico Fellini ne La dolce vita e in 8 ½, due capolavori assoluti del grande maestro.
Nel 1963 (mille novecento sessantatré) è il momento del suo debutto come regista cinematografica. Il suo primo film si intitola “I Basilischi” e ottiene anche un premio al Locarno Festival. Nel 1968 (mille novecento sessantotto) Lina dirige anche un film western, “Il mio corpo per un Poker”, ma usa lo pseudonimo di Nathan Witch per firmare il suo lavoro. Forse il cinema italiano non era ancora pronto per una donna come regista di un film di questo genere, destinato a un pubblico soprattutto maschile. Questo dimostra la sua grande passione e la voglia di dimostrare il suo valore in questo universo fatto di tanti uomini.
Negli anni ‘70 ( settanta ) la sua carriera entra nella fase della maturità con una serie di film di grande successo. Nel 1972 ( mille novecento settantadue) scrive la sceneggiatura di “Fratello sole e sorella luna”, uno dei capolavori del famoso regista Franco Zeffirelli. Tra il 1972 (mille novecento settantadue) e il 1974 (mille novecento settantaquattro) gira come regista i suoi primi grandi successi. Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto si possono considerare quasi una trilogia della regista italiana. Il fortunato incontro fra Lina, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato ha creato questo sodalizio che ha permesso il successo di questi tre film, che ancora oggi sono considerati dei classici del cinema italiano e sono molto amati dal pubblico.
La fortunata collaborazione con Giannini continua anche negli anni successivi tra il 1976 (mille novecento settantasei) e il 1978 (mille novecento settantotto) con altri tre film molto importanti che hanno regalato a Lina il successo internazionale. Il film “Pasqualino Settebellezze” è infatti molto apprezzato anche fuori dall’Italia e nel 1977 (mille novecento settantasette) riceve la candidatura a ben quattro premi Oscar. Il film è in gara per la migliore sceneggiatura, per il miglior film straniero e per il miglior attore protagonista con Giancarlo Giannini, ma, soprattutto entra nella storia del cinema mondiale per la candidatura di Lina al premio Oscar per la migliore regia.
La Wertmüller è la prima donna in competizione per il premio come migliore regista, un evento storico per quell’epoca. Fino ad oggi solo altre tre donne sono arrivate in finale per lo stesso premio e sono Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow. Purtroppo l’Accademy non assegna nessuno dei quattro premi al famoso film italiano. L’opera è in ogni caso uno dei capolavori immortali del nostro cinema e il nome di Lina Wertmüller è ormai nell’Olimpo del cinema mondiale.
Negli anni successivi le grandi collaborazioni con gli artisti italiani più importanti sono ovviamente molte e ancora molti sono i grandi film che Lina ha realizzato in tutta la sua straordinaria vita artistica. “Io speriamo che me la cavo” con Paolo Villaggio del 1992 (mille novecento novantadue) e Ferdinando e Carolina del 1999 (mille novecento novantanove) sono solo due esempi dell’ottimo cinema della Wertmüller che possiamo trovare tra i suoi film più vicini a noi nel tempo.
Ma le piacevoli sorprese nella lunga carriera di Lina non sono ancora finite. Il 27 Ottobre 2019 (duemila diciannove) finalmente l’Accademy decide di onorare il talento di Lina e le assegna uno dei suoi premi più importanti e prestigiosi, l’Oscar onorario alla carriera “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
Un trionfo più che meritato!
Con il suo talento e la sua forza, questa Signora del cinema è riuscita a superare non solo i limiti del cinema italiano ma addirittura di quello internazionale. La sua carriera rappresenta un esempio di grande determinazione e coraggio per tutto l’universo femminile, che spesso lotta duramente per trovare il giusto riconoscimento. Le pellicole di questa straordinaria regista hanno fatto il giro del mondo, hanno dato fama e prestigio al nostro paese e l’hanno fatta diventare uno dei mostri sacri del cinema italiano ed internazionale.
Grazie Lina!