Ciao a tutti voi!
Eccomi di nuovo, sono la vecchia amica Carla Ferrari.
In questo periodo ho meno lavoro da fare e posso rilassarmi un po’ durante la mattina, quando mio marito e i figli escono e resto sola in casa. Oggi ho voglia di parlare a tutti voi del mio lavoro e di come, molti anni fa, io e la migliore amica abbiamo aperto il studio di architettura. In passato vi ho già raccontato della splendida amicizia che lega me e Daniela ma non vi ho detto che, dopo l’università, io e lei abbiamo deciso di iniziare anche la vita professionale insieme.
Subito dopo la laurea, infatti, abbiamo parlato molto delle idee per il futuro e abbiamo capito che tutte e due volevamo la stessa cosa. Dopo tanti anni investiti a studiare duramente, né io né lei volevamo passare la vita a timbrare il cartellino per un’azienda o per un altro architetto. Nessuna delle due amava l’idea di mettere a disposizione di altri il frutto di tutto il lavoro fatto per perfezionare le conoscenze sull’architettura. Per noi era quindi inaccettabile l’idea di sprecare le ore passate sui libri per regalare ad altre persone il merito dei progetti o, addirittura, accettare compromessi economici in cambio di scarse soddisfazioni lavorative.
La soluzione al problema era semplice, dovevamo lavorare in proprio per realizzarci nel lavoro. Aprire un studio di architettura, quindi, era il modo migliore per far diventare realtà il sogno di una vita lavorativa indipendente e ricca di soddisfazioni. Avviare uno studio professionale non è facile e sapevamo di avere bisogno di un pò di esperienza prima di iniziare la attività di libere professioniste. Ancora una volta la famiglia di Daniela è stata importante nella mia vita. Il padre della mia amica, infatti, conosceva Giacomo, un vecchio amico architetto ormai prossimo alla pensione, che poteva aiutarci a farci le ossa. I figli di quest’uomo gentilissimo non avevano interesse nell’architettura e a lui è piaciuta molto l’idea di fare da mentore a due giovani architette nella parte finale della carriera.
Giacomo ha accolto me e Daniela nel studio di architettura dopo pochi mesi dalla laurea. In cambio del aiuto nel lavoro ci ha fatto fare esperienza, ci ha insegnato tutti i trucchi del mestiere e ci ha fatto conoscere nell’ambiente dei costruttori clienti. In realtà, all’inizio, io e la mia amica eravamo più un fastidio che un aiuto perché Giacomo doveva spiegare ogni aspetto del lavoro e spesso perdeva molto tempo a causa della inesperienza. Il mentore, però, sembrava sinceramente contento di insegnare la sua professione a due giovani ragazze all’inizio della carriera.
La richiesta era chiara, noi volevamo fare esperienza e imparare il lavoro per aprire un nostro studio ma lui non doveva pagarci per questo, era sufficiente il insegnamento. I nostri genitori erano d’accordo a sostenerci economicamente in questo periodo di praticantato ma Giacomo ha insistito per pagare un piccolo compenso a tutte due, sin dal primo mese. Dopo poco, per fortuna, io e Daniela abbiamo iniziato a ripagare la fiducia di Giacomo. Il contributo al suo lavoro era sempre più grande e dopo un anno circa potevamo già seguire alcuni piccoli progetti in modo completamente autonomo.
A questo punto eravamo pronte per sostenere l’esame di abilitazione e diventare vere architette pronte a lavorare come libere professioniste. Tutto è andato bene e abbiamo superato la prova al primo tentativo. I genitori erano felicissimi e abbiamo fatto anche una piccola festa per celebrare insieme la bella notizia. Francesco e Marco sono stati invitati a festeggiare con noi e hanno conosciuto per la prima volta le famiglie. Io e Daniela, infatti, eravamo molto felici per l’importante risultato e abbiamo deciso di presentare i ragazzi a tutti in quel clima di gioia e allegria.
L’esame di abilitazione era superato, ma dovevamo ancora imparare molto prima di aprire uno studio di architettura. Io e Daniela sapevamo di non essere ancora pronte e abbiamo deciso di chiedere a Giacomo di continuare a lavorare con lui per un periodo più lungo. Giacomo era orgoglioso delle allieve e ha accettato molto volentieri, ma ha insistito per pagare uno stipendio vero e adeguato al lavoro. Giacomo in realtà ha fatto molto di più, perché ha dato a me e a Daniela la possibilità di seguire anche clienti e, soprattutto, ha proposto a tutte e due di rilevare lo studio dopo il pensionamento.
Noi eravamo entusiaste di questa possibilità e non sapevamo come ringraziare Giacomo. La offerta era incredibile. Io e Daniela potevamo avere un guida per completare la preparazione e iniziare, a poco a poco, a prendere il posto nello studio, fino a diventare le proprietarie alla fine della carriera di architetto. Ovviamente abbiamo accettato. Ora Giacomo è in pensione ma viene spesso a trovarci mentre lavoriamo. Noi siamo sempre felici di vederlo perchè dobbiamo tutto al mentore e ancora oggi chiediamo a lui qualche consiglio. Giacomo è stato sempre disponibile e noi gli vogliamo molto bene, lo consideriamo parte della nostra famiglia e in onore continuiamo ad usare il cognome come nome del nostro studio di architettura.
Ora come sempre vi devo lasciare, la mia pausa è finita, ma la prossima volta vi racconterò di più su quel periodo e su un progetto speciale che io e Daniela abbiamo realizzato.
A presto!
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